Sergio De Simone: il bambino napoletano vittima dell’Olocausto

Napoli, 24 settembre 1943.

Sergio De Simone aveva appena compiuto sei anni. Nel suo mondo fatto di giochi con gli amichetti, non sapeva cosa fosse la guerra. A casa, al civico 46b di via Morghen, la vita seguiva il ritmo delle piccole abitudini. Aspettavano il ritorno del papà, arruolato in marina. Quando la mamma lo prendeva per mano, Sergio sentiva il cuore battergli forte per la gioia.

Tuttavia, tutto cambiò all’improvviso.

La famiglia De Simone era di origine ebraica. Quel giorno, poco prima di mezzogiorno, un ufficiale tedesco bussò alla porta. La madre di Sergio, Gisella Perlow, si trovava lì con la sorella e il cognato. Tutti e tre furono arrestati. Inoltre Sergio fu trascinato via con loro. I soldati non gli diedero nemmeno il tempo di portare con sé il giocattolo preferito. Fu cosi che inizio un calvario senza ritorno.

Da Napoli a Fiume: l’esilio forzato

Deportati insieme a centinaia di ebrei partenopei, Sergio e i suoi familiari furono condotti in un primo momento al campo di concentramento di Risiera di San Sabba, a Trieste. Successivamente trasferiti a Fiume, dove vennero rinchiusi in un campo di concentramento. Durante quelle settimane, Sergio, piccolo e gracile, cercava conforto nella voce della madre. I prigionieri lo chiamavano “il bambino dagli occhi grandi”, sempre in cerca di uno sguardo gentile. Ma la disumanità era ovunque.

Auschwitz: la selezione

Nel marzo del 1944, la madre e i parenti di Sergio furono separati da lui. Lui venne inviato ad Auschwitz. Fu uno dei venti bambini selezionati per un esperimento medico. Il suo nome compariva in un elenco: Sergio De Simone, nato il 29 novembre 1937, Napoli.Fu sottoposto agli esperimenti del dottor Kurt Heissmeyer, che cercava un vaccino contro la tubercolosi iniettando il bacillo nei linfonodi dei bambini. Dolore, febbre, piaghe. Sergio non capiva. Chiedeva della mamma.

Amburgo: l’orrore finale

Nell’aprile del 1945, quando le truppe alleate erano ormai vicine, perciò i bambini furono trasferiti in Germania. A Bullenhuser Damm, un edificio scolastico ad Amburgo trasformato in prigione, vennero impiccati uno a uno, nel seminterrato. La notte del 20 aprile 1945, giorno del compleanno di Hitler, Sergio De Simone fu ucciso. Aveva solo sette anni.

Memoria di Sergio De Simone

Il suo corpo non fu mai restituito. Tuttavia oggi, una pietra d’inciampo in via Morghen ricorda la sua breve vita. Accanto al civico 46b, il suo nome affiora sul selciato:

“Qui abitava Sergio De Simone, nato nel 1937, arrestato il 24.9.1943, deportato, assassinato a Bullenhuser Damm, 20.4.1945.”

Il suo ricordo vive nelle scuole, nei documentari, nei racconti delle sorelle sopravvissute. Il nome di Sergio De Simone è diventato simbolo dell’infanzia negata, della crudeltà cieca, della necessità di ricordare.

Per Approfondire

memoriale dei bambini di Bullenhuser Damm Yad VashemSergio De Simone

Sergio De Simone, vittima napoletana dell' Olocausto
Sergio De Simone, vittima napoletana dell’ Olocausto disegno di Antonio Nacarlo

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