Un mito dorato da sfatare
Molti immaginano il mondo dell’arte sacra come un parnaso dorato, soprattutto nel Rinascimento e nel Barocco. Gli artisti si muovono tra madrigali e convivi, intenti a creare opere eterne all’ombra del sacramento. Ma le cronache dell’epoca raccontano altro: società segrete, formate da pittori locali, dirottano commesse e intimidiscono i concorrenti.
La Cabala Napoletana: pittori camorristi del Seicento
La cosiddetta Cabala Napoletana agisce tra il 1610 e il 1640. Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo e Belisario Corenzio guidano un triumvirato che ostacola gli artisti forestieri, in particolare gli emiliani. I pittori camorristi del Seicento sabotano le opere, diffamano i rivali e impongono il proprio dominio sulla scena artistica napoletana.
Il controllo sulle commissioni artistiche
Bernardo De Dominici descrive un sistema in cui nessuna grande commissione può sfuggire al controllo della Cabala. Chi si ribella subisce persecuzioni, mentre le opere vengono distrutte o cancellate. I tre pittori impongono un monopolio che ricorda una confraternita mafiosa ante litteram.
La Cappella del Tesoro di San Gennaro
La Cappella del Tesoro di San Gennaro, nel Duomo di Napoli, nasce nel 1527 come voto popolare. Guerre, pestilenze ed eruzioni spingono la città a costruire un nuovo spazio sacro. La Deputazione civica affida il progetto ad artisti di fama internazionale, ma la Cabala non accetta interferenze esterne.
Pittori forestieri sotto attacco
Alla notizia dell’arrivo di Carracci, Reni e altri maestri, la Cabala reagisce con violenza. Carracci perde la committenza, l’assistente di Reni subisce un’aggressione, e Corenzio finisce in arresto. I pittori camorristi del Seicento riescono a bloccare i lavori e a far fallire le prime fasi del progetto.
La Santafede e il tormento di Domenichino
I deputati istituiscono la “Santafede”, una commissione d’inchiesta. Dopo il fallimento di Corenzio, chiamano Domenichino. Il pittore accetta, ma riceve minacce di morte. Lavora sotto scorta, mentre ignoti cancellano i suoi affreschi. Nel 1634 fugge a Frascati, ma il viceré arresta la moglie e la figlia. Domenichino torna a Napoli e riprende i lavori, ma vive nel terrore.
Una morte sospetta
Giovanni Battista Passeri annota i timori di Domenichino: teme un avvelenamento. Nel 1641 muore, e la vedova sospetta la Cabala. Giovanni Lanfranco completa il ciclo, dopo una mediazione con i pittori camorristi del Seicento.
Una confraternita criminale ante litteram
Benedetto Croce ridimensiona la veridicità di questi eventi, ma gli atti giudiziari e le testimonianze coeve confermano l’esistenza di una confraternita artistica violenta e intimidatoria.
Approfondimento: Per esplorare le radici storiche della camorra e il legame con la Garduña spagnola, leggi l’articolo Origine della camorra: storia, leggende e sviluppo del potere criminale a Napoli su Napoli Up Close.
📜 La Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro
Nel cuore del Duomo di Napoli, la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro rappresenta uno dei vertici assoluti del barocco napoletano. Il popolo pronuncia il voto il 13 gennaio 1527, dopo una stagione di calamità. Gli “eletti della città” redigono un atto notarile sull’altare maggiore, impegnandosi a costruire una nuova cappella dedicata al santo patrono e ai cinquantuno protettori della città.
La Deputazione civica, composta da dodici membri laici, coordina la costruzione e la decorazione della cappella tra il 1608 e il 1646. I cittadini finanziano l’opera con oltre 480.000 scudi. La Curia non esercita[43dcd9a7-70db-4a1f-b0ae-981daa162054](https://github.com/MastrottiSoftware/MindShared/tree/20b2c6fde3c80f5799a07424636e6f124dcf1768/MindShared%2Fphp%2Fbenvenuto.php?citationMarker=43dcd9a7-70db-4a1f-b0ae-981daa162054&citationId=1 “github.com”)
Nel cuore del Duomo di Napoli, la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro rappresenta uno dei vertici assoluti del barocco napoletano. La sua origine risale al voto solenne pronunciato dal popolo il 13 gennaio 1527, in risposta a una stagione di calamità: guerre, pestilenze, eruzioni vulcaniche. Per dare forza a quel voto, gli “eletti della città” redassero un atto notarile sull’altare maggiore della cattedrale, impegnandosi a costruire una nuova cappella dedicata al santo patrono e ai cinquantuno protettori della città.
La Deputazione civica, composta da dodici membri laici, fu incaricata di sovrintendere alla costruzione e alla decorazione della cappella, che iniziò nel 1608 e si concluse nel 1646. L’opera fu interamente finanziata dai cittadini napoletani, con una somma che superò i 480.000 scudi, e non fu mai soggetta al controllo della Curia: la cappella appartiene ancora oggi alla città di Napoli.
Il progetto architettonico fu affidato a Francesco Grimaldi, con interventi successivi di Ceccardo Bernucci e Giovan Giacomo di Conforto. La struttura, a croce greca, è decorata con affreschi, oli su rame e sculture che narrano la vita e il martirio di San Gennaro. Tra gli artisti coinvolti figurano Domenichino, Giovanni Lanfranco e Jusepe de Ribera, protagonisti di una stagione pittorica intensa e tormentata.
Per approfondire il legame tra questa cappella e le dinamiche di potere criminale del Seicento, leggi anche l’articolo Origine della camorra: storia, leggende e sviluppo del potere criminale a Napoli su Napoli Up Close.
📜 La Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro



