Vecchi e nuovi Numi:

Maradona, San Gennaro e Virgilio

Maradona San Gennaro Virgilio
¡Viva Diego! – disegno Antonio Nacarlo

Nuova toponomastica

C’è un angolo di Napoli che da anni è diventato una basilica laica, senza campane né incenso. Largo Emanuele De Deo ai Quartieri Spagnoli, ribattezzato dal popolo in continuo pellegrinaggio, Piazzetta Maradona. Un viavai di turisti, tifosi, semplici curiosi e devoti del Diez. Tutti si fermano davanti al grande murale sulla facciata del civico 60, si fanno il segno della croce o scattano una foto, qualcuno lascia un fiore, altri una sciarpa del Napoli o di altre compagini sportive.

Come in un rito antico, la folla si rinnova ogni giorno, e quella parete colorata è ormai un altare, specchio del cuore popolare.

Maradona e Napoli

Dentro le case del quartiere – e non solo lì – la fotografia di Diego campeggia tra santi e parenti defunti. Non è un semplice ricordo calcistico, ma il simbolo di un riscatto collettivo: Maradona è amato non solo per i gol e i trofei, ma perché ebbe il coraggio di scegliere il Napoli, quando Napoli era una città che il mondo associava al nome di Cutolo, al flagello del sisma del 1980, al colera.

Lui lasciò il Barça, la corazzata catalana, per venire qui. Scelse la bistrattata Napoli e la difese, dentro e fuori dal campo, contro squadre e tifoserie, ma soprattutto contro gli stessi “italiani” che guardavano la città con disprezzo.

Il paragone con San Gennaro, che ogni settembre compie il suo prodigio di sangue , può sembrare eccessivo, persino blasfemo. Ma il santo vescovo non se la prenderà più di tanto: sa bene che i napoletani hanno bisogno di miracoli e di simboli, e che la fede popolare spesso abbraccia figure diverse, sacre e profane, intrecciandole in una devozione tutta sua.

Scudetto Napoli 2024-25, D10s, antonio nacarlo
D10s, di Antonio Nacarlo

Virgilio mago

Ma Napoli aveva già conosciuto un culto laico ben prima di Maradona. Publio Virgilio Marone, il poeta dell’Eneide, visse e morì a Napoli, e qui fu trasformato dal popolo in un nume tutelare. Nel Medioevo le sue spoglie presso la Crypta Neapolitana divennero meta di pellegrinaggi, e le leggende lo descrivevano come mago e protettore della città.

Si raccontava che avesse nascosto un uovo magico nelle fondamenta di Castel dell’Ovo, capace di reggere le sorti di Napoli, e che avesse forgiato statue incantate: una mosca di bronzo per scacciare le mosche vere, un arciere puntato contro il Vesuvio per contenerne la furia, persino un macello dove la carne non marciva mai. Altri lo veneravano come medico miracoloso: le sue statue, i suoi versi, persino le sue ceneri erano considerati amuleti. Virgilio era invocato per difendere Napoli dalle epidemie, dai nemici, dai disastri naturali. Infallibile profeta, capace di annunciare l’arrivo di una nuova età dell’oro. Nel bene e nel male, Virgilio restò per secoli un santo pagano della città, un custode che proteggeva Napoli dai suoi mali invisibili.

The fabulous trio

E così, tra San Gennaro, Diego e Virgilio, Napoli ha imparato a convivere con i suoi protettori ufficiali e i suoi numi alternativi. In realtà, i santi patroni della città sono ben cinquantadue: un pantheon che nessun’altra città al mondo può vantare. Ma a Napoli i miracoli servono davvero: la città vive sospesa tra due supervulcani – Vesuvio e Campi Flegrei – e mille pericoli antichi e nuovi, dalla natura alla criminalità, dall’atavica miseria alle epidemie.

Per questo i napoletani continuano a cercare nuovi santi, nuovi eroi, nuovi simboli. Che siano vescovi, poeti o campioni del pallone, poco importa. Ciò che conta è che Napoli, da sempre, vive – e continua a vivere – grazie ai miracoli. 

E allora, tra i santi e i poeti, Napoli ha trovato nel calcio la sua ultima religione popolare. Nel murales dei Quartieri, nel ricordo di quelle magie in campo, c’è il senso di un riscatto che non si cancella. Per questo, senza timore di sembrare blasfemi, possiamo dirlo forte: ¡Viva Diego! Perché Maradona è stato, ed è ancora, un miracolo di popolo.

Antonio Nacarlo

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