Diceva lo scrittore Curzio Malaparte, parlando di Napoli:
“È la sola città del mondo che non è affondata nell’immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico precristiano, misterioso, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno.”
Con questo spirito ci apprestiamo a raccontare una storia ricca di mistero, ma tutt’altro che inventata. La location è tra le più suggestive e famose di Napoli: Piazza del Gesù Nuovo. Oggetto della nostra attenzione sarà l’imponente edificio che ospita l’omonima chiesa, e in particolare la sua facciata in piperno in bugnato piramidale, celebre per i segni incisi su molte delle sue pietre antiche.
Un palazzo nobile e misterioso
Nel 1470, l’architetto Novello da San Lucano edificò il palazzo per ospitare la nobile famiglia dei Sanseverino, principi di Salerno. Si narra che sia il principe Roberto Sanseverino che l’architetto fossero appassionati di musica, magia e culti esoterici. Secondo una delle ipotesi più suggestive (Mario Buonoconto, Napoli esoterica, 1996), quei strani segni sulla facciata sarebbero un incantesimo: dovevano incanalare energie positive all’interno e respingere quelle negative verso l’esterno.
L’incantesimo capovolto
Secondo questa teoria, però, qualcosa sarebbe andato storto. I mastri pipernieri, incaricati della posa delle bugne, furono corrotti dai nemici del principe e capovolsero intenzionalmente alcune delle pietre. Così facendo, l’incantesimo fu invertito, attirando sciagure sul palazzo e sui suoi abitanti.
I fatti storici sembrano dare corpo alla leggenda: il palazzo venne confiscato una prima volta ai Sanseverino nel 1485, in seguito alla Congiura dei Baroni. I nobili furono esiliati. Rientrati in possesso del palazzo nel 1547, furono esiliati nuovamente nel 1552. Il palazzo fu posto all’asta, ma si era ormai diffusa l’idea che fosse maledetto.
Dal palazzo alla chiesa: disgrazie in serie
Trascorsero 32 anni prima che qualcuno lo acquistasse. Nel 1584 fu la Compagnia del Gesù a comprarlo per pochi soldi, trasformandolo in una chiesa. Ma le sventure continuarono:
- Nel 1639 la chiesa prese fuoco.
- Nel 1688 crollò la cupola.
- Nel 1767, i gesuiti furono espulsi dal Regno e la Compagnia sciolta.
- Nel 1774 la cupola crollò di nuovo.
- Tra il 1806 e il 1900 i gesuiti furono espulsi altre quattro volte.
- Nell’agosto 1943, una bomba da 300 quintali centrò la chiesa durante i raid aerei alleati, ma non esplose.
Solo una serie di sfortunate coincidenze? Oppure il segno di una maledizione legata proprio alla facciata misteriosa del Gesù Nuovo?
Le ipotesi sull’origine dei simboli
Tre sono le teorie principali sull’origine dei segni incisi nelle pietre di piperno.
1. Incantesimo esoterico (ipotesi affascinante)
Già descritta, è l’ipotesi più evocativa: i simboli sarebbero parte di un rito magico protettivo, andato male.
2. Sigle degli scalpellini (ipotesi funzionale)
Una seconda ipotesi, più concreta e meno affascinante, sostiene che i segni siano semplici marchi di cava. Gli scalpellini li avrebbero incisi per identificare le proprie squadre e garantire il pagamento del lavoro. (Martin Rua, Napoli esoterica e misteriosa, Newton Compton Editori)
3. Lettere aramaiche come note musicali (ipotesi scientifica)
La terza, e oggi più accreditata, ipotesi è quella formulata dagli storici dell’arte De Pasquale e Rèz. Secondo loro, i simboli sulla facciata sono lettere dell’alfabeto aramaico usate come note musicali. La facciata del Gesù Nuovo sarebbe dunque un immenso spartito.
Non uno spartito qualsiasi, però. Si tratta di uno spartito bustrofedico, come spiegato dal vocabolario Treccani: una scrittura che procede alternando il senso di lettura da sinistra a destra e viceversa, come i solchi dell’aratro in un campo.
La melodia ricavata da questa traduzione è stata chiamata “Enigma” e si può ascoltare seguendo questo link:
La facciata misteriosa del Gesù Nuovo: le pietre cantano?
La validità di quest’ipotesi è rafforzata dal fatto che sia Roberto Sanseverino che Novello da San Lucano erano appassionati di musica e magia. Inoltre, in un altro edificio progettato da Novello, stavolta a Eger, in Ungheria, si trovano simboli simili sulla facciata.
E come se non bastasse, la melodia ricavata dalla facciata di Napoli somiglia moltissimo a un’opera di Johann Sebastian Bach: Herr Jesu Christ, dich zu uns wend’, BWV 655, composta nel 1748, quasi tre secoli dopo. Un dettaglio curioso, considerando che Bach era vicino alla massoneria.
Come direbbe il giornalista Alessandro Sortino:
> “Le pietre parlano, ti parlano se tu sai ascoltarle.”

Fonti bibliografiche
- Martin Rua, Napoli esoterica e misteriosa, Newton Compton Editori
- Gennaro Aspreno Galante, Napoli sacra, Google Book
- Maurizio Ponticello, Forse non tutti sanno che a Napoli, Newton Compton Editori
- Siani, Del Tufo, L’uovo di Virgilio. Dentro Napoli: la memoria dei luoghi, Rogiosi Editore
- Cyril Scott, L’influenza segreta della Musica, Editori Riuniti