Violenza giovanile

Violenza giovanile
Violenza giovanile, il grido soffocato dei giovani. Disegno di Antonio Nacarlo

Violenza giovanile: due tragedie che ci obbligano a guardare in faccia il nostro fallimento

Posso scrivere i versi più tristi stanotte…Come scriveva Pablo Neruda, poche parole bastano a descrivere il dolore sordo che ci travolge davanti a giovani vite spezzate.Negli ultimi giorni, due episodi drammatici hanno scosso Napoli.Un ragazzo di appena quattordici anni si è tolto la vita lanciandosi nel vuoto da una scuola, forse vittima di bullismo. Stanotte, un altro adolescente è morto, colpito da un proiettile sparato da un coetaneo. Due episodi di violenza giovanile che raccontano un presente cupo, dove sogni e speranze cedono il passo al vuoto e alla disillusione.

Quando le città diventano teatri di violenza giovanile

Nel centro di Napoli, lungo Corso Umberto, alle due del mattino, un inseguimento tra scooter si è concluso con almeno venti colpi di pistola. Uno ha colpito un ragazzo alle spalle, uccidendolo sul colpo. Ci chiediamo: come siamo arrivati a questo punto? Cosa stiamo insegnando ai nostri figli? Perché sembra che la vita valga così poco?Il pedagogo Janusz Korczak ci ricordava che “la gioventù è come una fiammella che, per ardere luminosa, necessita di cura, protezione e nutrimento.”Oggi, invece, quella fiammella si spegne nel silenzio di una società che guarda altrove.

Violenza giovanile: una responsabilità collettiva

A premere il grilletto è stato un ragazzo. Ma i veri colpevoli siamo noi adulti. Siamo mandanti morali di una cultura che educa all’indifferenza, all’individualismo, alla superficialità.Non possiamo più demandare solo alla Scuola l’educazione. Il rispetto, i limiti, il valore della vita si trasmettono in famiglia.Lo Stato tutela i minori, ma non può sostituire la presenza affettiva, i “no” educativi, gli abbracci sinceri. Senza famiglie presenti, ogni norma è vuota.

Spezzare il silenzio: educare all’empatia

Nella nostra quotidianità, è diventato normale distogliere lo sguardo. Passiamo più tempo davanti ai telefoni che con i nostri figli.I ragazzi si rifugiano in realtà digitali, si isolano, si perdono. La violenza giovanile è anche il frutto di un’educazione smarrita. Abbiamo dimenticato come trasmettere empatia, senso di comunità, dignità.Abbiamo smesso di insegnare la pazienza, la forza interiore, il rispetto per sé e per gli altri.

Oltre la sicurezza: serve una rivoluzione etica

Non è solo una questione di forze dell’ordine o di controlli. La violenza che esplode nelle strade racconta il fallimento morale e sociale di un’intera generazione di adulti.Le istituzioni hanno responsabilità evidenti. Ma il vero cambiamento deve nascere dalla comunità, da una nuova consapevolezza collettiva. Dobbiamo riscoprire il valore della vita e tornare a essere modelli credibili per i più giovani.

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