Festa della Repubblica e diritto al voto

Festa della Repubblica e diritto di voto
Festa della Repubblica e diritto di voto, disegno di Antonio Nacarlo

Nel giorno in cui celebriamo il 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana, ricordiamo il lungo cammino che ha condotto il nostro Paese alla nascita della democrazia e al riconoscimento dei diritti fondamentali basati sul principio di sovranità popolare. Il 2 giugno 1946 gli italiani furono chiamati a votare il referendum istituzionale che, con una partecipazione dell’89,08 % degli aventi diritto, sancì la nascita della Repubblica e la fine della monarchia sabauda, ponendo le basi per l’Assemblea Costituente e la Carta che avrebbe guidato il Paese nei decenni successivi . In quella tornata storica votarono per la prima volta anche le donne, segnando una svolta epocale nel riconoscimento del suffragio universale .

Napoli: memoria storica e identità civica

La storia di Napoli è strettamente legata alle vicende che portarono all’avvento della Repubblica. La città, prima libera metropoli d’Europa dopo la ritirata tedesca, visse giorni di entusiasmo e di speranza, ma anche di dolore per le stragi e le repressioni vissute durante l’occupazione. Fu lì, tra i vicoli e le piazze, che nacquero comitati partigiani e movimenti di resistenza, alimentando il desiderio di un’Italia finalmente unita sotto i valori di libertà, dignità e uguaglianza. Ancora oggi, passeggiando per il centro storico, ricordiamo il sacrificio di chi, in mezzo a macerie e privazioni, diede il proprio contributo perché il nostro Paese potesse rinascere dalle ceneri del conflitto.

In questo 2 giugno, oltre a celebrare l’anniversario fondativo, è fondamentale guardare alle sfide contemporanee che riguardano la nostra città: la lotta alla precarietà, la tutela dei diritti dei lavoratori e l’inclusione di tutte le comunità radicate a Napoli. Proprio nei prossimi giorni, infatti, saremo chiamati a esprimerci in cinque quesiti referendari che riguardano temi di straordinaria rilevanza sociale e civile.

I referendum del 8 e 9 giugno 2025: lavoro e cittadinanza

Le urne saranno aperte domenica 8 giugno (dalle ore 7 alle 23) e lunedì 9 giugno (dalle ore 7 alle 15) per votare cinque referendum abrogativi promossi da sindacati e associazioni. Quattro quesiti riguardano la normativa sul lavoro, due dei quali originariamente introdotti dal Jobs Act, e uno riguarda la disciplina sulla cittadinanza italiana per i residenti stranieri . Nel dettaglio:

  • Stop ai licenziamenti illegittimi: si propone l’abrogazione di parti della disciplina sul “contratto a tutele crescenti” per garantire nuovamente la reintegra del lavoratore in caso di licenziamento giudicato ingiustificato .
  • Più tutele per i lavoratori delle piccole imprese: l’obiettivo è estendere anche alle piccole realtà produttive le tutele in caso di licenziamento, con indennizzi proporzionati e maggiori garanzie .
  • Riduzione del lavoro precario: si chiede l’abrogazione di norme che rendono più semplici i contratti a termine, favorendo un impiego stabile e scongiurando forme di sfruttamento dei lavoratori precari .
  • Più sicurezza sul lavoro: si intende cancellare l’esclusione della responsabilità solidale di committenti e appaltatori in caso di infortuni sul lavoro presso imprese appaltatrici, rafforzando la tutela delle vittime .
  • Più integrazione con la cittadinanza italiana: il quesito prevede di ridurre da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri extra-UE maggiorenni per poter richiedere la cittadinanza italiana, avvicinando il nostro Paese agli standard previsti in altri Stati membri dell’Unione Europea .

Festa della Repubblica e diritto al voto

Questi quesiti non sono meri dettagli tecnici: riguardano la vita quotidiana di migliaia di lavoratori, dipendenti di piccole aziende artigianali, commercianti, collaboratori occasionali e di chi aspira a costruire nuove opportunità per sé e per la propria famiglia. A Napoli, dove la disoccupazione giovanile e il lavoro nero restano sfide aperte, un risultato positivo dei referendum potrebbe favorire un clima più equo e una maggiore tutela per chi è costretto a barcamenarsi tra contratti instabili e crescita professionale precaria.

Allo stesso tempo, il quesito sulla cittadinanza assume un forte significato sociale: Napoli, città aperta e accogliente, ha visto stabilirsi nel tempo numerose comunità straniere, che contribuiscono all’economia locale e arricchiscono il patrimonio culturale partenopeo. Ridurre il tempo di residenza consentirebbe a tanti di loro di sentirsi parte integrante della nostra comunità, con tutti i diritti – e doveri – che il riconoscimento formale della cittadinanza comporta.

Il valore della partecipazione: un appello ai cittadini napoletani

Il quorum richiesto per la validità dei referendum è del 50 %+1 degli aventi diritto. Storicamente, l’Italia ha faticato a raggiungerlo nelle consultazioni abrogative: se l’affluenza fosse insufficiente, anche un’ampia maggioranza di Sì non produrrebbe effetto. Per questo, il richiamo alla responsabilità civile e alla memoria storica è doppiamente necessario. Proprio come nel 1946, quando il popolo sovrano scelse la forma repubblicana, oggi siamo chiamati a esercitare un diritto che è figlio dei sacrifici di quegli anni. Non è solo un dovere civico: è un gesto di gratitudine verso chi ha versato il proprio sangue per garantirci libertà e democrazia.

A Napoli, città di resistenza e di riscatto, partecipare significa riaffermare la volontà di non arrendersi di fronte alle difficoltà economiche e sociali. Vuol dire inviare un segnale chiaro ai nostri rappresentanti: vogliamo regole più giuste sul lavoro, che non lascino indifesi i più deboli, e un percorso di cittadinanza che riconosca le persone che, spesso da anni, contribuiscono ogni giorno alla vita della città.

L’appello va rivolto alle famiglie, ai giovani studenti universitari e dei corsi professionali, ai lavoratori stagionali e a tempo determinato, agli immigrati regolari che sognano un futuro stabile in Italia. Perché chi non vota – volendo scegliere – rinuncia a vincere una battaglia di diritti. E chi manca l’appuntamento con le urne rischia di consegnare la discussione a interessi contrapposti, magari meno attenti al bene comune.

Napoliupclose: uno sguardo di fondo

Guardando la città dal basso, tra le strade del centro storico e le periferie, si vedono luci e ombre di un tessuto sociale intessuto di resilienza. Quartieri come Sanità, Scampia e Forcella riflettono la complessità di una metropoli che fatica a tradurre crescita economica in benessere diffuso. Al contempo, ci sono energie vive: start-up che nascono nel cuore di Bagnoli, cooperative sociali che accolgono i migranti a Scampìa, associazioni culturali che rilanciano progetti artistici a Ponticelli. Il referendum diventa allora uno snodo per coinvolgere queste realtà, perché anche una sola scheda espressa con consapevolezza può spingere la politica a guardare con maggiore attenzione alle esigenze reali della nostra comunità.

Nel Mezzogiorno, e a Napoli in particolare, le questioni legate al lavoro intermittente, ai contratti precari e alla sicurezza nei cantieri non sono astratte: sono storie di persone che lottano ogni giorno per un reddito dignitoso. Analogamente, per le famiglie di origine straniera, la cittadinanza non è solo un pezzo di carta, ma il riconoscimento di un legame affettivo e sociale con la città che hanno già scelto come casa.

Per questo, la ricorrenza del 2 giugno non può ridursi a un rito formale. Deve diventare l’occasione per discutere di come tenere insieme memoria e futuro, per ricordare cos’è costato conquistare la libertà e per riaffermare l’importanza di difenderla con strumenti concreti, come il voto. Le Regioni e i Comuni, ma anche le parrocchie, le scuole e i centri sociali, possono organizzare momenti di dibattito pubblico, distribuire opuscoli informativi sui quesiti, garantire supporto logistico a chi ha difficoltà a raggiungere il seggio.

la libertà si difende con la partecipazione

Oggi, 2 giugno 2025, Napoli apre una finestra sul passato per guardare con speranza e responsabilità al presente. I padri costituenti immaginarono un Paese in cui ogni cittadino fosse protagonista, non spettatore: in quei giorni del 1946, dopo anni di dittatura e guerra, si scelse di affidare al popolo la propria forma di governo . Le nuove generazioni, ora, sono invitate a confermare quell’eredità: sapere che ogni voto pesa, contribuisce a definire regole di giustizia sociale e a radicare, nelle nostre comunità, la fiducia nelle istituzioni.

A Napoli, l’invito è a non rimanere indifferenti. Serve testimoniare che la libertà si difende non solo con commemorazioni solenni, ma anche con la pratica quotidiana del diritto di voto. Per onorare coloro che si opposero al nazifascismo e sostennero la nascita della Repubblica, è altresì essenziale battersi perché i diritti sul lavoro vengano rafforzati e perché chi, da altri Paesi, ha scelto di vivere tra i nostri vicoli possa sentirsi pienamente cittadino italiano.

Andare ai seggi l’8 e 9 giugno non è un gesto simbolico, ma una scelta concreta: quella di proseguire il cammino iniziato settantotto anni fa, perché in ogni scheda vi sia scritto il desiderio di vivere in un’Italia che non dimentica il prezzo della sua libertà e che costruisce, giorno dopo giorno, un presente più giusto e inclusivo.

Spread the love

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

📖 Dal Buio – scarica racconto gratis